martedì 2 luglio 2019

CONSIGLI DI LETTURA - "Veleno, una storia vera" di Pablo Trincia

«Se abbiamo contribuito anche in minima parte a salvare dei bambini e le loro famiglie dalla tortura del ricordo indotto, una delle peggiori forme di abuso che si possa immaginare, siamo soddisfatti. I carabinieri ci hanno ringraziato, perché abbiamo fornito loro una chiave investigativa che prima non avevano».
Queste le parole di Pablo Trincia a commento degli arresti sul caso della provincia di Reggio Emilia, denominato dagli investigatori "Angeli e Demoni" e che ha giustamente sconvolto l'opinione pubblica. 
Ciò è potuto accadere per le affinità, le analogie e i collegamenti tra la sua inchiesta, a cui Trincia ha letteralmente dedicato la vita negli ultimi anni e il caso attuale.
Talmente tanto collegata che in un tweet aggiunge: «C’è un link tra la vicenda di Reggio Emilia e quella di Veleno. Si chiama Centro Studi Hansel e Gretel di Torino, di cui è stato arrestato il responsabile, Claudio Foti. Proprio le psicologhe provenienti da quel centro avevano interrogato i bambini di Veleno…».
La prima cosa che appare evidente appena si inizia a leggere "Veleno" è che, appunto, l'autore si sia dedicato davvero con anima e corpo alla sua stesura e all'indagine ad esso connessa, che ha condotto insieme alla sua collega Alessia Rafanelli.
Un libro di inchiesta scritto come un thriller, avvincente, appassionato e allucinante. Ma che non è un thriller, è purtroppo un realistico reportage di quello che è accaduto più di venti anni fa. Dopo aver letto il quale è fin troppo facile dire che è la realtà che supera la fantasia, ma in questo caso la supera di gran lunga.
Pablo Trincia conduce per mano il lettore con grande maestria, sempre più velocemente e inesorabilmente, all'interno di un vortice narrativo che pare non avere scampo o altra soluzione possibile: quella data da medici, assistenti sociali e magistrati. 
L'autore pur con grande coinvolgimento umano, conduce l'indagine sforzandosi di mantenere un giudizio il più possibile obiettivo e neutrale. Ma la grande empatia che prova per uomini, donne e bambini sfortunati con storie di disagio, sacrificio e sofferenza, e che la vita ha messo a dura prova, è ammirevole e assai commovente. La descrizione dell’ambiente della Bassa Modenese e dei personaggi coinvolti nella storia è impeccabile.
In contemporanea Trincia però procede con metodo indiscutibilmente corretto; l’autore fin quasi alla metà del libro, osserva le vicende da due punti di vista opposti, servendosi anche di improvvisi salti temporali.
Ma ad un certo punto, a causa di un incontro cruciale, comincia gradatamente a tirare fuori i lettori da quel vortice, presentando una soluzione opposta, allo stesso modo sconvolgente, ma forse anche più agghiacciante.
Le domande che emergono, a seguito dello studio delle carte processuali relative alle condanne iniziali e alle successive assoluzioni, si pongono come inevitabili. Tutto sembra essere stato generato da un forte pregiudizio colpevolista. L’analisi dei due trova un collegamento inquietante anche con l'isteria collettiva di casi di stregoneria del XVI e XVII secolo e di presunti casi di satanismo del XX secolo. E quindi si convincono che c'è anche dell'altro: un meccanismo psicologico indotto dagli adulti nei bambini, un evidente caso di grave manipolazione dei ricordi e della coscienza.
Piano, piano, il teorema accusatorio crolla come un castello di sabbia. Teorema che si tiene in piedi, come sottolineato chiaramente da Trincia, grazie a "un metodo basato su teorie antiscientifiche che rischiavano di suggestionare i bambini, inquinando la loro memoria e provocando danni paragonabili a quelli di un abuso realmente vissuto."
Su tutto ciò, inoltre, grava l'ombra inquietante degli interessi economici e di quelli di carattere "professionale", con annesso un più che evidente conflitto d'interessi.
Famiglie e individui distrutti, persone uccise dal dolore e dalle malattie, perfino un suicidio, e soprattutto bambini segnati per sempre, i cui "concetti di reale e immaginario si erano irreversibilmente fusi in un unico, grande calderone di incubi, ansie e manie di persecuzione che li avevano resi ancora piú instabili." Tutto a causa di persone avvelenate da pregiudizi culturali e ideologici, che hanno inoculato il loro veleno ad angeli innocenti sconvolgendone per sempre la vita.
Un libro straordinario, impressionante, assai impressionante. Ma con un finale talmente commovente da far piangere l'autore, e me con lui.

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