“Nel nido dell’Aquila” non è un libro di narrativa, né un saggio. Ma neanche un compromesso tra le due cose, fa parte in definitiva di un genere incatalogabile. È molto di più, anche se è anche narrativa e saggistica, un riuscito paradosso di generi letterari.
È un manuale di viaggio attraverso la Germania: la Baviera, le magnifiche e maestose Alpi tedesche, paesaggi incontaminati (ma nello stesso tempo contaminati dal passaggio della Bestia). Un viaggio attraverso le strade di Berlino, quei suoi musei e luoghi che documentano l’orrore nazista; un viaggio attraverso i conflitti interiori e la determinazione di Dietrich Bonhoeffer, teologo luterano, che partecipò alla congiura contro Hitler, nota come “Operazione Walkiria”, uno dei massimi rappresentanti della Resistenza tedesca. Un’opera in cui si intersecano note biografiche e diario personale.
Ma anche una piccola insospettata guida di cucina tedesca.
C’è, però, innanzitutto la storia di Dietrich: una storia di sacrificio, coerenza, dedizione spirituale, dignità e necessità di agire.
L’autore affronta tutto ciò con mirabile delicatezza, attraverso una scrittura scorrevole e agile, che non vuole in nessun caso essere moralisticamente didascalica, con un poetico e magistrale finale.
Una sorta di cammino di meditazione, sofferto, ma a tratti gioioso e ironico, sulle tracce di Dietrich e dei suoi persecutori, fino al nido dell’Aquila (Kehlsteinhaus), il rifugio della bestia umana, fin dentro la banalità del male.
domenica 26 gennaio 2020
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