Storia del Rock e non solo
"My Life In The Bush Of Ghosts"
Brian Eno & David Byrne (1981)
Solo due menti geniali come Eno e Byrne potevano all'inizio degli anni ottanta concepire un'operazione musicale del genere. Capolavoro che sfugge a qualsiasi catalogazione e al quale i due contribuirono in egual misura, "My Life In The Bush Of Ghosts", come e più del "Remain In Light" dei Talking Heads, è qualcosa di assolutamente innovativo e i due, già collaboratori proprio in "Remain In Light", dilatarono ancor più il discorso musicale intrapreso con quel disco per andare oltre in assoluta libertà creativa.
Fuori dai Talking Heads, infatti, Eno e Byrne, ma in continuità con il livello musicale raggiunto con quella formula, diedero sfogo alla loro vena più sperimentale e intellettuale. Il punto di partenza però restava ancora "Remain In Light", tanto da lasciare comunque la forte sensazione che i due dischi, pur appartenendo a modalità espressive diverse, fossero un'unica cosa.
"My Life In The Bush of Ghosts" nacque, come detto, da una forte esigenza di sperimentazione, che, però, non era priva da puro e semplice divertimento. La maggior parte delle composizioni si reggeva su un ipnotico tappeto ritmico sul quale venivano a innestarsi giochi sonori tra i più svariati. Quindi, in definitiva, era pur sempre musica da ballo.
La base era la musica che andava per la maggiore in quegli anni nell'ambito più avanzato della new wave, e che veniva rielaborata e stravolta, portandola all'estremo limite con l'inserimento di effetti preregistrati: voci di predicatori radiofonici, esorcisti, rumori, cori orientali.
Il risultato fu straordinario. I due si avvalsero inoltre della collaborazione di ottimi strumentisti, tra i quali spiccava il nome di Bill Laswell, bassista e compositore della scena newyorkese, che era già protagonista in quegli anni, come lo sarà ancor più in quelli successivi, di analoghi esperimenti musicali che investiranno le più svariate tendenze.
"My Life In The Bush Of Ghosts" è un album del quale non verrà colta immediatamente tutta l'enorme carica e potenzialità innovativa, restando per lo più un prodotto fuori dagli schemi commerciali, relegato in una sorta di limbo intellettuale, quale fosse solo il capriccio straordinario delle manie di avanguardia dei due geni musicali.
Nel corso dei decenni successivi, come e forse di più che negli anni ottanta, questo disco rivelerà invece la sua imprescindibile importanza.
La storia della musica elettronica e della scena alternativa non sarebbe certamente stata la stessa senza l'esperimento di Eno e Byrne e, ascoltato oggi, si ha ancor più netta la sensazione che questa è musica al di fuori dal tempo, in cui la carica innovativa è ancora intatta e assolutamente lontana dall'essere un minimo intaccata.
Non so se ne fossero consapevoli o meno, ma i due autori, con questa operazione, stavano dando un contributo alla rappresentazione di un mondo in disfacimento, così come lo avevano fatto altri nell'era punk, e lo fecero altri ancora in quella post punk.