sabato 7 ottobre 2023

William Golding "Il signore delle mosche" (1954)

 


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William Golding "Il signore delle mosche" (1954)


«Le fiamme, come se fossero dotate d'una loro vita selvaggia, avanzarono, come un giaguaro che strisci sul ventre, verso una linea di alberelli, una specie di betulle, che orlavano un'estremità della roccia rosea. Lambirono il primo degli alberi, e per un momento i rami ebbero foglie di fuoco. Il grosso delle fiamme balzò agilmente oltre lo spazio tra un albero e l'altro e percorse ondeggiando e splendendo tutta la fila. Ai piedi dei ragazzi che facevano pazze capriole, mezzo chilometro quadrato di foresta era un inferno di fumo e di fiamme. I rumori dei singoli incendi diventarono un fragore di tuono che sembrava scuotere la montagna.»


«Verso mezzanotte la pioggia cessò e le nuvole se ne andarono, così il cielo fu di nuovo sparso di prodigiose lampade di stelle. Poi morì anche la brezza, e non ci fu altro rumore che il gocciolìo dell'acqua che correva per le fenditure e si riversava da una foglia all'altra fino alla terra bruna. L'aria era fresca, umida, e chiara: e dopo un po' anche il rumore dell'acqua cessò. La bestia giaceva rannicchiata sulla pallida spiaggia, e le macchie si allargavano adagio adagio.

L'orlo della laguna diventò una striscia di fosforescenza che avanzava adagio adagio, col procedere della marea. L'acqua chiara specchiava il cielo chiaro con tutte le sue strane, lucenti costellazioni. La linea fosforescente si gonfiava intorno ai granelli di sabbia e ai ciottoli, li avvolgeva con una curva tesa, poi improvvisamente li assorbiva senza rumore e passava avanti.»


La conchiglia marina trovata sulla spiaggia è il segno del comando, eletta come simbolo indiscusso del potere, una sorta di magico giocattolo, attorno al quale può riunirsi lentamente, come d'incanto una comunità di bambini naufraghi non solo dello spazio, ma anche del tempo. La conchiglia non è solo il simbolo dell'autorità, ma anche dell'unità e della solidarietà. 

"Il Signore delle Mosche" inizia così, come un gioco innocente. 


Il naufragio, vissuto dai piccoli protagonisti, sulle prime, senza drammi, e addirittura con entusiasmo, è il momento da cui prende il via questa celeberrima fiaba allegorica sul potere. Non più animali, come nella "Fattoria" di Orwell, ma bambini. In ogni caso, più o meno sempre di esseri innocenti si tratta. Un mondo senza uomini da una parte, e senza adulti dall'altra.

Le analogie tra i due romanzi sono molte, a cominciare dalla forma di "romanzo per ragazzi".


Ma, mentre nella fiaba di Orwell, la componente fantastica era assoluta, nel romanzo di Golding, ci troviamo di fronte ad una situazione potenzialmente realistica, in cui I bambini non hanno solo un valore allegorico, come gli animali di Orwell.

L'anonima isola nel Pacifico è il simbolo successivo, simbolo di un universo chiuso e concentrazionario, un universo sconosciuto dove i "grandi", non ci sono, sono gli esclusi. Evocati, ma esclusi, in attesa che vengano solo a "salvare" i bambini.


Il terzo simbolo, che rappresenta la salvezza, è il fuoco, acceso sulla cima della montagna dai bambini per segnalare la loro presenza.

Sono tutti bambini maschi inglesi ben educati e di vivace intelligenza, tra loro anche quelli di un coro in divisa, per dare ancor più la sensazione di un ordine iniziale, tutti di età variabile dai sei ai dodici anni circa. Golding non ci dà ulteriori indicazioni, se non la vaga informazione che forse sono stati abbandonati di proposito, mentre nel mondo è in corso una guerra nucleare. Tuttavia, sia il sesso, sia le differenze di età sono funzionali all'evolversi delle dinamiche relazionali.


Ralph e Jack, i più grandi, forti e intraprendenti diventano le loro guide, il primo rappresenta la determinazione e l'intelligenza, il secondo, l'istinto e l'audacia, uno pensa a costruire, l'altro a cacciare gli sventurati maiali. Sono uniti dal riconoscimento reciproco, separati dalle finalità, destinati a confliggere. A fare da contrappunto, Piggy, incarnazione della ragionevolezza e del timore, il portatore della conchiglia, l'eternamente sbeffeggiato Piggy. 

Abbiamo poi, Sammeric, una coppia di gemelli: Sam e Eric, che vivono però in simbiosi, come un unico essere.

Estraneo a tutti i conflitti, c'è infine Simon, il diverso, sempre ai margini, il dimenticato. Questi i personaggi chiave del romanzo.


L'isola offre subito la dimostrazione che quello, nonostante le apparenze, non è un mondo facilmente addomesticabile e che, da paradiso, può trasformarsi, per scarsa considerazione, in una sorta di inferno. Un'esplicita metafora della realtà umana nei confronti dell'esistenza, che si paleserà sempre più chiaramente nel corso di tutto il romanzo.

Le tensioni non tardano ad emergere, prima lievemente, poi, sempre più intense e violente, alla cui base c'è un vero e proprio conflitto di potere.


A tutto ciò fa da contrappunto lo scorrere circolare del tempo con le giornate che si ripetono sempre allo stesso modo con il mistero delle maree e dei giochi di luce di sole, cielo e mare, e di oggetti che sembrano apparire poi di colpo sparire, a cui i bambini danno il nome di "miraggi". Allo scorrere del tempo, però, mal si adattano le loro abitudini "nordeuropee".


Lo spettacolo della natura selvaggia e incontaminata affascina i bambini soprattutto quelli più piccoli, senza gli adulti a fare loro da guida, si lasciano andare a fantasticherie e giochi di ogni tipo. l'isola sembra davvero il loro regno, il loro paradiso.

Ciononostante, la maschera di guerra dipinta sulla faccia, i guardiani del fuoco che lo fanno spegnere e l'arrivo della carne di maiale, determinano il casus belli, e l'irrompere sull'isola della memoria atavica collettiva e della violenza.

L'incanto è infranto e comincia a farsi strada la paura, che genera il mito della bestia, il quarto simbolo.


Il quinto e definitivo simbolo è il totem del Signore delle Mosche, rozzo e orripilante manufatto, rappresentante l'arbitrio e l'odio.

"Il Signore delle Mosche" è anche un'allegoria visionaria sulla fine dell'infanzia e dell'innocenza, un cupo rito di iniziazione all'età adulta, al cinico mondo degli adulti, una fiaba dall'assoluto pessimismo.

Assai suggestiva è la sublime prosa visionaria di Golding, che pare osservare con distacco, con un approccio documentaristico, e che crea un contrasto assoluto coi dialoghi semplici e infantili, con l'illusorio universo dei bambini. Perché alla fine, sono solo e pur sempre bambini.

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