lunedì 23 ottobre 2023

LA SPIRALE DEL SILENZIO


 LA SPIRALE DEL SILENZIO


Questo mio post è stato nel corso degli anni pubblicato in diverse versioni, sia sui social che su alcuni siti. Lo ripropongo di nuovo, riadattandolo ancora una volta alle mutate condizioni e alle mie mutate percezioni.

Il tema centrale è lo stesso, perché, pur cambiando la situazione, la dinamica di comunicazione analizzata non cambia.


Ho già affrontato, in altre occasioni, il fenomeno della criminalizzazione e della medicalizzazione del dissenso, misure adottate dai regimi totalitari nei confronti di tutti coloro che non si adeguano al “senso comune”, stabilito “ex ante”, sia per via normativa, che per via consuetudinaria.

I meccanismi che sottendono a questi due tipi diversi di repressione mutano a secondo dei tempi, più polizieschi nel passato, più psico-polizieschi nel presente.


Lo sviluppo di tecniche non coercitive, ma “dolci”, legate a una soffusa e lenta propaganda, non sono affatto meno invasive delle tecniche violentemente autoritarie. Anzi, il risultato è quello di un lavaggio del cervello che opera gradatamente, tendendo a stabilizzare convinzioni che si riconoscono come proprie e non come artificialmente indotte. Questo anche in considerazione dell'intensificarsi e del raffinarsi delle tecniche della sorveglianza digitale e della videosorveglianza. E grazie al più pervasivo ruolo dei media dell'informazione e dei cosiddetti social.


Così il ricorso al lockdown e all'esclusione più o meno generalizzata tramite l'imposizione del green pass, che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle in svariate forme in circa tre anni, e all'uso di dispositivi sanitari e igienici in contesti a dir poco inappropriati, hanno confuso e condizionato altamente le coscienze. Si è ottenuta così una rassegnata sottomissione, e si sono rivelati, insomma, un efficace strumento di sterilizzazione, sedimentando l'idea di una nuova normalità, di nuove dinamiche e di nuovi simboli della sudditanza.


Sterilizzazione dei rapporti sociali, con meccanismi di puro e vuoto isolamento; sterilizzazione delle menti; controllo e contenimento del dissenso; e, in senso più esteso, di controllo e tracciamento medico-poliziesco, anche con l'ausilio della sperimentazione vaccinale e digitale.


Una sterilizzazione dell'ambiente e del contesto sociale, che opera in senso religioso-tecnocratico, con l'abbandono della dimensione della cura, come concezione più ampia che ponga al centro l'umano, e non la malattia, concepita come un alienante e soffocante vincolo esterno, che infonde terrore, che tutto domina, e che ha il potere di predisporre al cambio di paradigma universale.


Anche chi si accorge dell’inganno a volte è portato a essere terrorizzato da questo mix di imposizione e finta libertà, e preferisce restare in silenzio per non essere additato come criminale o pazzo. Ma non solo, come nelle più famose distopie, perde contatto con buona parte dei suoi simili, si sente in colpa e non osa varcare il limite della libera espressione.


Sostanzialmente, in determinati contesti si subisce la pressione dell’opinione pubblica e ci si autocensura preventivamente, prima che altri lo facciano, con conseguenze anche più nefaste.

Ciò produce come effetto non secondario anche un senso di estraneità verso i gruppi di appartenenza.


In questo senso è in atto ultimamente anche un'altra dinamica, o meglio la stessa con nuove forme, indotta dalla propaganda, non solo mainstream, ma anche di gran parte della cosiddetta controinformazione, su temi disparati e di rilevanza assai diversa, che genera nuovi conflitti orizzontali spesso artificiosi, e che trovano terreno fertile nella fragilità psicologica degli individui, sottoposti al lockdown e a tre anni di pressioni e di strategia del terrore.


Conflitti che raggiungono anche vette di imbarazzante grottesco infantilismo, alimentando dinamiche di esclusione, che portano i soggetti più sensibili o in possesso di senso del ridicolo, ad astenersi spesso dall'intervenire, per non contribuire al conflitto e ad alimentare le narrazioni così già preconfezionate. In quanto hanno la percezione netta che verranno puntualmente equivocati, oppure, in alternativa, scegliendo quello che si potrebbe definire "effetto juke box", suonando cioè la musica che i tuoi followers vorrebbero sentire (tra l'altro, già usato da tempo dai cacciatori di clic). 

E il disagio aumenta, perché ci si sente responsabili anche del malessere altrui.


Tutto questo avviene a discapito dell’integrità sociale e “mentale” del singolo all’interno delle comunità di ogni tipo, al quale è di fatto negata una sana, libera e conflittuale pubblica interazione con altri singoli e con le comunità stesse, e di conseguenza il percorso di un riconoscimento di una piena legittimità, senza alienarsi dalla propria coscienza per timore di essere escluso.


Non solo gruppi o ex gruppi di appartenenza e comunità sono coinvolti nel problema, ma in maniera non secondaria social network, discussioni in rete, e, con minore intensità, anche la vita reale. Nella vita reale si riescono comunque a trovare, almeno potenzialmente, delle modalità meno alienanti, in cui la via della  comprensione (in senso letterale) è più facilmente percorribile. Resta tutto però gravemente inquinato.


Soprattutto nello scontro virtuale, si tende sempre più a polarizzare il ragionamento logico, riconoscendosi e rinchiudendosi in rigidi frame opposti, e questo avviene svalutando anche temi di fondamentale importanza alla stregua di conflitti sezionali secondari. Di esempi ce ne sono a iosa.


Negli ultimi tempi questi frame vengono anche sollecitati dalla continua straripante immissione di notizie di importanza marginale, addirittura di infimo livello scandalistico, atte a suscitare sensazione, con il fine non solo di dividere il corpo sociale, ma a distrarre, e a destabilizzare la ultra minoritaria parte più critica. 

Conflitti in cui si inseriscono i soliti noti opportunisti.

Dinamiche che ho tentato più volte di porre all'attenzione. 


Per carità, la generalizzazione va anche bene, ma se diventa norma, il risultato è che chi vorrebbe applicarsi in un ragionamento più complesso non trova spazio, a meno che non abbia grande visibilità, o la pazienza e il tempo da spendere in un’attività snervante e logorante, con risultati assai discutibili. Con la consapevolezza che questa attività potrebbe essere comunque lo stesso banale, rischiando di creare ulteriori frame: quello del né – né, o dell’ “in medio stat virtus”.


Quindi, si sceglie di tacere.


C’è chi dirà che è un vecchio problema, ma il fenomeno assume gradatamente sempre più l’aspetto di una gabbia mentale, di quella che stanno cercando di rendere appunto una patologia, favorita dal feroce modello a/sociale dominante, che conduce all’esasperazione di due comportamenti: uno dettato dal più sfrenato individualismo e narcisismo, e l’altro quello di gregge, che sono ruoli tra loro interconnessi e intercambiabili.


Un buon esempio di questo meccanismo è, infatti, la spirale del silenzio, teorizzata da Elisabeth Noelle-Neumann nel 1984 (un anno che è solo una coincidenza?), e come evidenzia anche una ricerca effettuata negli USA dal PEW Research Internet Project:


«….l’impiego dei principali social network (Facebook e Twitter) riduce l’espressione delle reali opinioni degli utenti. Infatti, se un utente percepisce di avere un’opinione minoritaria, rispetto alla rete dei propri contatti/amici, decide di non esprimerla in percentuali maggiori che nella vita reale. Ciò accade sia perchè gli utenti non vogliono deludere i loro contatti/amici, ma anche perché gli utenti non vogliono lasciare tracce digitali delle loro opinioni minoritarie, dato che temono che esse possano danneggiarli in futuro (socialmente, professionalmente, ecc.).

Per questo motivo molti utenti scoprono, con sorpresa, che i loro amici esprimono sui social network opinioni diverse da quelle espresse verbalmente nella vita reale.»


La soluzione a tutto questo dovrebbe venire dall'insorgenza di piccoli e grandi gruppi informali e orizzontali, che abbiano come obiettivo: l'inclusione dei singoli, la ricostruzione di una sensibilità comune, che non passi attraverso codici o dogmi alternativi, ma che sia di tutela, sviluppo e stimolo nei confronti del libero pensiero e della libera espressione individuale.


[Per approfondimenti sulla la teoria di Elisabeth Noelle-Neumann :


https://web.archive.org/web/20091122202104/http://www.sociologia.uniroma1.it/users/nobile/12%20Spirale%20del%20silenzio%20e%20teoria%20della%20coltivazione.pdf


https://web.archive.org/web/20070927081724/http://www.meltemieditore.it/PDFfiles/T009.pdf]



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