martedì 6 agosto 2024

“Rollerball” (1975) - regia di Norman Jewison

 


Cinema - Cult Movie 


“Rollerball” (1975)

regia di Norman Jewison

con James Caan, John Houseman, Maud Adams, John Beck, Moses Gunn, Pamela Hensley


Un organo che esegue la Fuga di Bach introduce la visione del film, accompagna una panoramica dello stadio circolare del Rollerball, una vera e propria arena per  gladiatori, mentre i tecnici approntano gli ultimi preparativi per la partita dei quarti di finale del campionato mondiale tra Houston e Madrid. Le riprese sono state girate a Monaco nell’arena polivalente Audi Dome (Olympische Basketballhalle).


Una delle cose migliori del film, infatti è proprio l'inusuale colonna sonora, fatta di famosissimi brani di musica classica, disseminati un po’ in tutto il film, a commento delle sequenze di maggiore impatto visivo. Oltre a Bach, ci sono Cajkovskij, Shostakovic e Albinoni.  Si capisce chiaramente già solo da questo che il modello di riferimento è “Arancia meccanica” di Stanley Kubrick.


Il film purtroppo non resiste all’usura del tempo perché la regia non è del tutto convincente, in particolar modo nei dialoghi, e in alcune parti sembra trattenersi e non voler osare troppo, giocando più sul detto che non sul visto. Jewison fa il suo onesto lavoro, ma non lascia un grande segno. Non mette lo stesso impegno profuso in altri film, per i quali è più che altro ricordato ("La calda notte dell'ispettore Tibbs”, “Jesus Christ Superstar”, “Stregata dalla luna”). È forse l’inevitabile confronto con Kubrick che lo penalizza.


Tuttavia, è senz’altro da vedere, resta un ottimo esempio di fantascienza distopica anni settanta: una parabola sulla rivolta dell’individuo contro la società massificante. Contiene diversi sorprendenti elementi di anticipazione ed è questa la parte più interessante. È un film che ha comunque influenzato la science fiction successiva più di quanto si pensi, e non solo quella cinematografica. E il merito va soprattutto al soggetto e alla sceneggiatura dello scrittore William Harrison, alla scenografia, ai costumi e alla fotografia. 


Le sequenze delle partite di Rollerball, un’idea assolutamente geniale, sono però da antologia, soprattutto l’ultima, con motociclette, pattini e violenza gradatamente sempre maggiore, uno sport che ricorda molto l’hockey su pista, il mezzofondo su pista del ciclismo e, in maniera minore, il basket, con una tensione e una suspense portate al parossismo. Uno strumento di controllo da parte del potere.

Bravissimo e molto credibile James Caan, nella parte di Jonathan E., il protagonista.


Ha dalla sua anche un remake del 2002 di John McTiernan, che non ho visto, ma, da quello che dicono, non credo sia memorabile.

Il mondo di Rollerball è collocato nel futuro, nell’anno 2018. È una società globalizzata, in mano a un numero ristretto di persone che sono a capo delle corporation. Gli stati non esistono più, niente più nazioni, né più guerre, per sfogare e gestire l’impulso alla violenza è stato ideato il Rollerball. 


La società è sotto il controllo del computer Zero con una memoria liquida che non ricorda alcuni eventi storici, i libri sono stati riscritti sotto indicazione del computer. È tutto ormai “liquido”. Il confronto tra Zero e Jonathan E. è un’altra citazione di Kubrick, quella di HAL 9000 di “2001, Odissea nello spazio”, anche se non ha assolutamente lo stesso spessore.


Le ultime guerre sono state proprio tra le corporazioni, prima che la società dispotica riuscisse a trovare un equilibrio.

Il sistema entra perfino nella vita privata delle persone, la controlla e ne governa le scelte. Jonathan E. “il giocatore migliore del mondo” è manipolato come una marionetta. Ma si accorge di quello che sta accadendo e si ribella al sistema.

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