domenica 29 settembre 2024

“Killers of the Flower Moon” (2023) - regia di Martin Scorsese


“Killers of the Flower Moon” (2023) 

[discreto]

regia di Martin Scorsese

con Leonardo DiCaprio, Lily Gladstone, Robert De Niro, Jesse Plemons, Brendan Fraser, John Lithgow, Tantoo Cardinal.

Mi spiace dirlo, ma quasi tre ore e mezzo di film non sono affatto giustificate, visto il risultato finale, e nonostante l’Oscar. E lo dico da ammiratore del regista americano. Il film, per carità, è anche ben confezionato: bella la fotografia, bella la storia, Scorsese sempre impeccabile nella contestualizzazione, eccellente la prova di Lily Gladstone, attrice nativa americana, nella parte della osage Mollie, senz'altro la cosa migliore. La visione del film vale la pena solo per la sua interpretazione. Molto bravo e assai credibile Leonardo DiCaprio nei panni di un personaggio ambiguo, manipolato e tormentato dal senso di colpa. Buona la prova di De Niro, anche se sembra un Al Capone invecchiato in trasferta.

Ma è Scorsese a sbagliare, nonostante ce la metta tutta, perché a dirigere ci sa comunque fare. Sembra come se avesse voluto allungare il brodo con una lentezza esasperante, lasciando però paradossalmente dei vuoti narrativi.

Il film non si fa fatica a seguirlo perché la trama è molto semplice e la Gladstone è davvero sorprendente, ma tutto appare come fermo, bloccato, scontato, stereotipato, privo di passione e di vitalità, anche se con un espediente finale molto ironico e davvero originale. Eppure di materiale a disposizione, ne aveva quanto ne voleva. Se ne potevano fare anche cinque di ore, ma il problema, appunto, non è la durata.

Infatti, il soggetto è l'altra cosa assai apprezzabile della pellicola. È tratto dal saggio storico, scritto come un thriller, del giornalista americano David Grann “Gli assassini della Terra Rossa: Affari, petrolio, omicidi e la nascita dell'FBI. Una storia di frontiera.”, sulla cospirazione ordita ai danni del popolo pellerossa degli Osage che viveva per lo più in Oklahoma e che grazie al petrolio presente sulla sua terra, era diventato, in base al calcolo del reddito pro capite, la popolazione più ricca degli USA.

I diritti di proprietà però vennero limitati a causa di una legge ignobile che affidava gli individui con almeno il cinquanta per cento di sangue osage a un tutor bianco, giustificando la cosa col fatto che gli Osage non fossero in grado di gestire i propri affari, col risultato di farli cadere in mano a personaggi privi di scrupoli, per lo più avvocati o uomini d’affari, che combinavano anche matrimoni di convenienza per facilitare la rapina ai danni dei pellerossa.

È anche il caso che diede la fama a J. Edgar Hoover. Siamo negli anni venti del secolo scorso. Scorsese ha comunque il merito di aver portato a conoscenza del grande pubblico una storia vergognosa di colonialismo, razzismo, speculazione, avidità, plagio e inganno, con una scia di omicidi davvero impressionante e agghiacciante. La vicenda e i personaggi sono assolutamente autentici. Gli Osage affrontarono decenni e decenni di battaglie, prima di riacquistare pieni diritti economici, e ciò accadde solo nel 2004.

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