venerdì 17 maggio 2024

“Il flauto magico” (1975) Musica: Wolfgang Amadeus Mozart Regia: Ingmar Bergman

 


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“Il flauto magico” (1975)


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart 

Regia: Ingmar Bergman


 «Avevo dodici anni quando vidi per la prima volta Il flauto magico all’opera di Stoccolma. Da quella sera divenne il compagno della mia vita».

«[...] contiene una morale che mi piace: cioè che l'amore è la cosa più importante tra gli esseri umani, e la più importante del mondo. Per sottolineare questo punto ho dovuto renderlo esplicito; è uno dei rari cambiamenti che abbiamo ritenuto necessari rispetto al libretto originale. E tocca al sacerdote Sarastro, un saggio, sottolineare questo tema»

Ingmar Bergman


«Ogni uomo svegliato dall’amore è tenerezza e bontà. L’amore allevia ogni tormento e si moltiplica nel tempo. La natura è nata dall’amore. Tutto si rinnova e si contempla nell’amore».


«Io non so ancora perché amerò te senza conoscerti, ma sento il mio cuore ardere, come fosse un braciere. È questo l’Amore che attendevo? Sì, credo sia questo! Lo prevedo, lo riconosco. Eppure mi domando: dov’è questa donna? Io non lo so ma per trovarla andrò lontano. Ma lei è sogno oppure realtà?».


Posso dire di avere avuto la fortuna di conoscere e di aver visto diverse volte l’incantevole versione cinematografica del “Flauto Magico” di Wolfgang Amadeus Mozart, diretta da Ingmar Bergman. Tuttavia, non esistono parole sufficienti per poterla descrivere adeguatamente. Avere contemporaneamente nella stessa opera due degli autori preferiti in assoluto di musica e di cinema è davvero un’intensa emozione.


Quindi, parlare di capolavoro è del tutto superfluo. Uno spettacolo fiabesco di eccezionale forza dionisiaca, che ha appunto il magico potere di rievocare le sensazioni di gioia e di timore dell’infanzia, così come accade in altre pellicole del maestro svedese, in particolar modo, in “Fanny e Alexander”.


Già nell’iniziale commento visivo, che accompagna l'ouverture, si ha il netto presentimento di trovarsi di fronte a qualcosa di unico. Il gioco virtuosistico del montaggio che danza a ritmo di musica e inquadra i volti del pubblico, tra il quale si nasconde anche qualche celebrità, inframmezzati dalle immagini del castello di Drottningholm, non può lasciare indifferenti. 


Il film di Bergman assume immediatamente i caratteri onirici che ci accompagneranno fino alla fine. La fiaba è rappresentata soprattutto dal volto in primissimo piano che appare più spesso degli altri, e che continua ad apparire ogni tanto anche nel corso del resto del film: quello di un’innocente bambina, che alterna espressioni di serietà, di stupore, di tristezza, di divertimento e di esplicita gioia, tuttavia, sempre in modo assai compassato. È la stessa innocenza con cui dovremmo guardare il film.


La versione che ho trovato su YouTube è addirittura sottotitolata in italiano. La trasposizione è assolutamente fedele all’opera mozartiana.

La caratterizzazione dei personaggi è senz'altro la cosa più riuscita, insieme a buona parte della scenografia. 


Il tutto poi, è ben definito da una spontanea e lieve presenza scenica, che conferisce un'intensità ancora maggiore al messaggio d’amore insito nell’opera, nel quale si stemperano la simbologia esoterica, il percorso di iniziazione, l’ambiguità e il capovolgimento dell’apparenza, dalle tenebre della superstizione al sole della sapienza.


È un incontro pienamente riuscito tra cinema, teatro e musica lirica, il tocco bergmaniano è inconfondibile: trucchi, siparietti spassosi, ammiccamenti erotici, escamotage scenografici, cartelli con sottotitoli in svedese, mostrati ironicamente in alcuni momenti topici, dimostrano la padronanza di Bergman anche della materia teatrale. Assai divertente il “dietro le quinte”, ripreso durante l'intervallo.


Il mondo femminile è al centro della trasposizione: particolare risalto, infatti, è stato dato al personaggio chiave di Pamina, che entra a occhi aperti nel Regno delle Tenebre, e fa da guida al suo amato Tamino, che suona il flauto a occhi chiusi. Da segnalare, inoltre, l’interpretazione ammaliante di Birgit Nordin, famosa soprano svedese dell’epoca, nei panni della Regina della Notte, e il divertente Papageno, reso ottimamente da un simpatico Håkan Hagegård.


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