sabato 22 giugno 2024

“Barbarella” (1968) - regia di Roger Vadim

 


Cult Movie 

“Barbarella” (1968)


regia di Roger Vadim 

con Jane Fonda, John Phillip Law, Anita Pallenberg, Ugo Tognazzi, Marcel Marceau, David Hemmings, Milo O’Shea.


«Jane non è una superstar come la Bardot o la Loren; è soltanto una brava e diligente giovane professionista…

… È la prima volta che mi sposo senza essere obbligato. Brigitte (Bardot, ndr) l’avevo sposata perché era l’unico modo per vivere con lei, vista l’opposizione dei suoi genitori. Annette (Stroyberg, ndr) perché era la madre di una mia bambina: lo ritenni un dovere. Non così con Catherine (Deneuve, ndr), anche se avevo un figlio. Invece Jane l’ho sposata perché niente mi obbligava a sposarla, tantomeno lei e gliel’ho chiesto come si offre un mazzo di fiori.»

Roger Vadim


«Ho recitato in “Barbarella” con Jane Fonda. Il regista era Roger Vadim. Facevamo una sola ripresa al giorno attorno alle 6,30 di sera. Era così noioso aspettare, probabilmente mi sono data alle droghe per quello. Vadim era divertente. Pensava di essere un ragazzino e si comportava come un ragazzino. Jane Fonda era molto professionale, ha avuto una vita molto tragica.» 

Anita Pallenberg


Non poteva esserci anno simbolicamente più appropriato del ‘68 per l’uscita di “Barbarella”. Una considerevole parte della critica dell'epoca però fu troppo severa nel giudicare il film. Ci furono diverse stroncature. Probabilmente alcuni critici erano scarsamente avvezzi a un particolare tipo di ironia, più propensi a impegnativi esercizi intellettuali. 

Pur essendo potenzialmente un contesto assai favorevole per le produzioni culturali trasgressive, certa intellighenzia non poteva evidentemente tollerare un film fanta-erotico, assai leggero, disimpegnato e politicamente molto scorretto.


Ma ci pensò il tempo a fare giustizia. Divenne infatti un film di culto per molti appassionati. E ancora oggi riesce a divertire assai, è rimasto impresso indelebilmente nell’immaginario di diverse generazioni di amanti della fantascienza.

L’intento di regia e produzione era quello di creare un progetto di assoluta evasione e di divertimento, con una notevole dose di ironia. Non c’era nessun fine intellettuale in chi lo aveva ideato e prodotto, solo uno puramente estetico. 


“Barbarella”, nonostante tutto, ha parecchi pregi, che non sono da ascrivere solamente all’interpretazione supersexy di Jane Fonda, ma anche ad altri fattori, in primis quello scenografico di taglio pop, con un dispendio di colori, effetti speciali, costumi, invenzioni sceniche e meccaniche non indifferenti, che oggi appaiono, sì, molto ingenui e assai datati, ma che ci rimandano a un’immagine abbastanza precisa ed evocativa dell’epoca.


Il film è tratto dal fumetto omonimo dei primi anni sessanta del disegnatore francese Jean-Claude Forest, che però si ispirava alla figura di Brigitte Bardot e che rendeva omaggio a Flash Gordon. A proposito di questo, c’è da segnalare una curiosità. Jane Fonda fu solo una scelta di “ripiego”, perché la parte fu offerta nell’ordine: a Virna Lisi, alla stessa Bardot e a Sophia Loren. 


Tutte rifiutarono per motivi diversi. Anche la Fonda era restia, ma fu invogliata dal regista Roger Vadim, marito dell’epoca. E fu una scelta assai felice che segnò per sempre positivamente la carriera dell’attrice, che veniva già dal grande successo di “A piedi nudi nel parco”, e fu una fortuna anche per il film, che probabilmente non avrebbe avuto la stessa riuscita con le altre sue colleghe.

I costumi dello stilista Paco Rabanne ebbero immediatamente un successo strepitoso coniando l’etichetta di “moda spaziale”.


La pellicola è ricca di sequenze memorabili: quella di apertura con Jane Fonda che fa uno spogliarello integrale, liberandosi della tuta spaziale in assenza di gravità; i bimbi che aggrediscono Barbarella con bambole meccaniche provviste di denti aguzzi; il labirinto infernale, dove sono confinati e puniti i cittadini del pianeta Sogo perché non fanno parte del male; il volo dell’angelo cieco Pygar insieme a Barbarella, con annesso gustoso combattimento aereo; la tortura dell’eroina chiusa in un gabbia con dei pappagallini; la macchina del piacere mandata in corto circuito dalla stessa Barbarella; la psichedelica Camera dei Sogni della Regina Nera; il finale apocalittico, lisergico e visionario.


Tra i musicisti autori della colonna sonora, figura anche, non accreditato, David Gilmour dei Pink Floyd. 

Il celebre gruppo techno-pop degli anni ottanta dei Duran Duran prese il suo nome da quello dello scienziato Durand Durand, inventore del raggio positronico, che Barbarella era andata a salvare in missione. 


C’è anche uno spassoso Ugo Tognazzi nella parte del villoso “acchiappabimbe” del pianeta.

I materiali di scena furono in gran parte usati anche nel “Diabolik” di Mario Bava che uscì nello stesso anno, interpretato ancora da John Phillip Law, e che è molto in sintonia con “Barbarella” dal punto di vista estetico. 

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