giovedì 20 giugno 2024

“Napoleon” (2023) regia di Ridley Scott

 


Cinema

“Napoleon” (2023)


regia di Ridley Scott 


con Joaquin Phoenix, Vanessa Kirby, Tahar Rahim, Rupert Everett, Ben Miles, Anna Mawn, Edouard Philipponnat 


Insomma, ho la sensazione che Ridley Scott abbia proprio fatto centro. Il suo “Napoleon”, pur non essendo un grande capolavoro, è un film molto ben curato, con un impianto scenico di alta classe, un cast di attori senz’altro indovinato, un'ottima sceneggiatura, e, quel che più importa, è un film che riesce a comunicare delle forti emozioni, servendosi anche di una dose di beffarda ironia. 


Se poi si cerca il rigore storico in senso assoluto, sarebbe meglio cercarlo in un saggio biografico o in un documentario, non in una fiction.

Il film è pieno di “deliziose”, ironiche e artistiche inesattezze che contribuiscono alla sua originalità. 

Già solo la sequenza iniziale della decapitazione di Maria Antonietta vale da sola l’intero film, soprattutto per la sua spettacolare rielaborazione.


È innegabile che questo sia il Napoleone di Ridley Scott, il suo punto di vista, la sua versione visionaria, come è innegabile che sia un punto di vista parziale, omissivo, a tratti palesemente e “scandalosamente” falso. 

Sarà forse che amo il suo modo di fare cinema, che sono un ammiratore di Joaquin Phoenix, che sono anch’io parziale, ma ritengo che il modo migliore per guardare un film di ambientazione storica sia quello di lasciarsi andare alle emozioni, non approcciarsi in maniera rigida, ideologica e neanche prenderlo come oro colato. Ogni dramma storico ha le sue inesattezze.


Non amo affatto la definizione di “biopic”, ma le riconosco l'efficacia della sintesi. Come riconosco che gli autori di romanzi, film o serie TV abbiano diritto ad una certa libertà di espressione artistica. Non possiamo non considerare che Ridley Scott sia anche l’autore del “Gladiatore”, nel quale la libera rielaborazione di fatti e personaggi storici era ancora più marcata. La mente, comunque, per analogia, più che al “Gladiatore”, va ai “Duellanti”, uno dei massimi capolavori di Scott.


Potremmo richiamare anche film “biopic” del passato come “Amadeus”, che ha avuto un’accoglienza da parte della critica molto positiva, e anche lì, in quanto a rigore storico biografico, eravamo ben lontani dal trovarlo. Eppure, ha lasciato nell’immaginario collettivo due personaggi rielaborati in maniera indimenticabile, non solo un Mozart assolutamente dionisiaco, ma un Salieri in preda a ossessione psicotica.


Quindi, il metro di giudizio per il Napoleone di Ridley Scott non vedo perché debba essere diverso, evitando paragoni abbastanza impropri, solo per fare alcuni esempi, col “Napoleon” del 1927, capolavoro assoluto di Abel Gance, col “Waterloo” del 1970 di Bondarchuk, oppure con la bella miniserie TV francese del 2002. Il regista britannico non è Tolstoj e il suo film non è “Guerra e pace”.

Quello di Scott e Phoenix è un Napoleone grottesco, verboso, eccessivo, caricaturale, indifferente, capriccioso e glaciale; e ci sta tutto. Il metro di giudizio resta quindi quello estetico e l’esame, a parer mio, lo passa a pieni voti.


Quella di Scott è pura rappresentazione di un personaggio mediocre e miserabile nella sua grandezza, ma evita accuratamente un giudizio storico definitivo, tenendosi lontano sia dalla apologia, che dalla condanna. Fa ironia a trecentosessanta gradi. Il film resta in bilico tra kolossal epico e satira di costume, dove il grand'uomo non fa una bella figura.

E non dite che sembra avere sempre la stessa età. Nell’iconografia, Napoleone Bonaparte non è mai stato giovane e non può invecchiare, perché deve restare immutabile fermo nel tempo, anche nella morte.

 

Joaquin Phoenix e Vanessa Kirby, nel ruolo di Giuseppina, formano una coppia assai credibile, la loro relazione è descritta come torbida, fondata sull’opportunismo e sulle dinamiche di potere. La Kirby perversa, dominatrice e dominata, è anche assai regale, magnifica nella sua completa identificazione nella parte. Ridley Scott punta tutto sul loro amore indissolubile, fino alla fine del film.


Tuttavia, è il Wellington di Rupert Everett l’interpretazione più azzeccata. 

Seppure ridotto a una comparsata, a Everett bastano poche parole, qualche smorfia di disgusto, alcuni sguardi e il suo Wellington molto british e altezzoso è servito. La scena del colloquio con Napoleone in una sala col pavimento a scacchiera è uno dei punti più alti del film, che richiama, qui, come in alcune altre scene, il “Barry Lyndon” di Stanley Kubrick.


Le sequenze delle battaglie e dei disordini di piazza sono, al contempo, crude e realistiche, ma anche come sospese in un universo di estranea indeterminatezza, quasi che fossero state prelevate da un film fantasy. Soprattutto Austerlitz col ghiaccio, una completa invenzione scenica di Scott, oppure la riproduzione di una Mosca spettrale, o ancora la crudele rappresentazione della battaglia di Waterloo.


Se un limite ha il film, è che nell’ambizione di voler coprire un arco di tempo così vasto, Scott si costringe a raccontare interi periodi, come quello finale di Sant’Elena, nello spazio di pochissimi minuti e qualche battuta. Ma è anche giusto che sia così, il cinema di Ridley Scott, oltre a non aver mai avuto pretese di obiettività storica (come lo ha invece purtroppo “Oppenheimer” di Nolan), è anche altamente simbolico nella sua manipolazione del materiale storico trattato.

Tuttavia, esiste anche una versione director’s cut di ben quattro ore, la cui uscita era stata annunciata, ma sembrerebbe poi stata sospesa o addirittura annullata.


Se un significato politico vogliamo rintracciare in “Napoleon”, è nella sua natura profondamente anarcoide. Il modo in cui Scott mette alla berlina il potere e tutti i personaggi del film, figure di contorno comprese, trattandoli come maschere tragicomiche di una commedia dell’arte, evidenziando le sembianze e gli atteggiamenti grotteschi.


Qualcuno ha detto che “Napoleon” di Scott è per amanti del Cinema e non della Storia. Non è affatto così, anche se questa affermazione contiene una dose di verità. Che sia per amanti del Cinema è abbastanza evidente, ciò non toglie che non possa essere anche per amanti della Storia, nonostante sia liberamente tratto da una storia vera. 

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