lunedì 29 luglio 2024

Boualem Sansal su islamismo e Islam


L’approccio ai fenomeni sociali e storici renderebbe necessario l’approfondimento tramite lo studio della complessità, evitando semplificazioni e schemi ideologici precostituiti. Un approccio del genere, in relazione agli argomenti di natura internazionale, contribuirebbe inoltre anche a un percorso che faciliterebbe la comprensione reciproca e la risoluzione dei conflitti, non solo tra popoli, ma anche tra individui.


Ciò si renderebbe ancora più urgente in materia religiosa. Favorire il dialogo interreligioso non vuole dire solo creare occasioni di incontro, che spesso si risolvono in riti formali, in cui la buona volontà (se c'è) non produce nulla di più di un debole segnale. Vorrebbe dire andare incontro all’altro per cercare di capirlo veramente, mettersi nei suoi panni e rinunciare per un attimo alle proprie certezze, accantonando il più possibile i pregiudizi, con la consapevolezza, tuttavia, che non lo si potrà mai fare del tutto.

Vane speranze? Chissà.


Un'analisi approfondita della complessità religiosa, nel ricostruire la storia dal fenomeno del totalitarismo islamista, è quella che compie nel libro del 2013 “Nel nome di Allah” lo scrittore algerino Boualem Sansal, perseguitato dal fondamentalismo.

Tornerò più volte su questo prezioso e appassionato saggio, fino alla pubblicazione della recensione. 

Oggi inizio con due significative citazioni.


«Nelle discussioni sull’islamismo si sentono usare tanti termini che sembrano dire la stessa cosa, ma riferiti a realtà così diverse da lasciare confusi…

…Analogamente, alla parola “islamismo” fanno concorrenza termini altrettanto numerosi: fondamentalismo, integralismo, salafismo, Islam politico, Islam radicale. La confusione è completa quando inoltre – e accade spesso – a questi vocaboli se ne accostano altri, come wahhabita, sunnita, sciita ecc. È comprensibile che, con una tale profusione lessicale, alcuni finiscano per creare qualche amalgama, il più dannoso dei quali è per tutti confondere l’Islam, religione quanto mai rispettabile e fulgida, con islamismo, che è la strumentalizzazione dell’Islam in un’ottica politica – e talvolta di bassa politica –, criticabile e condannabile. Il lettore avveduto non cadrà in questa trappola, ma cercherà piuttosto di approfondire la conoscenza e formarsi così un giudizio autonomo.


A seconda della scuola e del contesto storico s’insegneranno dunque la moderazione e la comprensione oppure l’intolleranza e la severità, la persuasione attraverso la parola oppure l’assoggettamento con le armi, la cooperazione oppure la separazione e il conflitto ecc. Va da sé che la questione di natura religiosa è inquinata da considerazioni politiche: il potere e i partiti hanno sempre strumentalizzato la religione e costruito la loro propaganda di parte sui versetti che più convenivano, con il pretesto che l’Islam è una totalità e delibera su tutti gli interrogativi che si pongono al musulmano e alla comunità, siano essi di ordine teologico, politico, giuridico, sociale o di altra natura.»


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