martedì 30 luglio 2024

“The Untouchables - Gli Intoccabili” (1987) regia di Brian De Palma

 


Cult Movie 


“The Untouchables - Gli Intoccabili” (1987)

regia di Brian De Palma 

con Kevin Costner, Sean Connery, Robert De Niro, Andy Garcia, Charles Martin Smith


«Ho un'altra cosa da dirvi: ho saputo che molti di voi bevono. Quello che avete fatto prima di oggi non mi riguarda, ma adesso dobbiamo essere puri e quindi voglio che smettiate. Non importa stabilire se si tratta o meno di un liquore innocuo, potrebbe anche esserlo, ma è ugualmente contro la legge. Per far rispettare la legge dobbiamo dare l'esempio per primi.»


«Calma, amico mio. Sta' calmo e tutto avverrà al momento giusto. Umh? Così è questo lavoro: non devi aspettare che accada, non devi neanche volere che accada, devi solo guardare quello che sta succedendo.»


«Lo sai che incassa più di tre milioni di dollari all'anno? Non paga una lira di tasse e non ha niente a suo nome. Se riusciamo a dimostrare che riceve dei pagamenti possiamo procedere contro di lui per evasione fiscale.»


«Devi scoprire dove respira lo stronzo, devi riuscire a scovarlo questo finocchio di Eliot Ness, lo voglio morto, la sua famiglia morta, voglio vedere la casa dove vive bruciata, voglio andare a pisciare sulle sue ceneri!»


Brian De Palma, si sa, è un maniaco della citazione e dell’auto citazione, oltre ad essere un perfezionista. È letteralmente “il mago delle citazioni” e in questo film si sbizzarrisce assai. Si vedano a tal proposito anche gli hitchcockiani ”Vestito per uccidere”, “Omicidio a luci rosse” e “Obsession - Complesso di colpa”. 

Una cosa si può affermare con certezza: con il regista americano il divertimento è assicurato, a prescindere dalla qualità delle sue pellicole. 


“Gli Intoccabili”, liberamente tratto dalle memorie del vero agente Ness, è ritenuto da buona parte della critica il punto più alto della sua carriera. Non so se sia effettivamente così, io tendo a preferire “Carlito’s way”, che è un film molto meno “costruito” e senz'altro più emotivamente sentito e autentico. È indubbio, però, che siamo di fronte, non solo a un grande film, ma anche a un tentativo di alto livello di antologizzare buona parte delle sue “manie”.


Quindi, è abbastanza ovvio che “The Untouchables" funzioni come un meccanismo ben oliato. Tutto si incastra a dovere in quest’opera di De Palma: dalla regia, alla sceneggiatura, alla recitazione, al citazionismo, alla suspense, ai dialoghi, fino alla battuta finale di Al Capone/De Niro che è entrata persino nel linguaggio comune.


Ciò che c’è di atipico qui, rispetto al consueto standard, è che il regista abbia deciso di fare un film, fondato sul conflitto netto tra bene e male. Non ci sono sfumature nei personaggi principali, e neanche nelle figure intermedie. Ritroviamo quasi sempre lo stesso schema di contrapposizione morale.

L’impostazione di Brian De Palma, invece, è di solito tutt’altro che così manichea. 


Tuttavia, è del tutto evidente che la rappresentazione di un tale conflitto, oltre che rispondere a una lettura semplice e lineare (il film funziona molto bene anche già solo da questa prospettiva), assume un valore maggiore cogliendo l’ironia e il sarcasmo che lo pervade dall’inizio alla fine. Insomma, il buon De Palma si prende gioco di una certa cinematografia tradizionale e lo fa proprio assorbendone gli stereotipi, giocando con questi al fine di confondere lo spettatore. Le citazioni sono la sua arma migliore da usare a mò di sberleffo.


Molte altre sue pellicole, infatti, sono caratterizzate da un’obliqua ironia di fondo che contribuisce ad esaltare la qualità e a sdrammatizzare il lato oscuro e perverso. Una delle poche eccezioni è proprio “Carlito's Way”, in cui la tragedia non si stempera mai nel farsesco, nonostante il personaggio caricaturale interpretato da Sean Penn. 


L’amore per la citazione, inoltre, trova negli “Intoccabili” massimo compimento, non solo, come al solito, Hitchcock e il Coppola del “Padrino”, ma soprattutto Sergio Leone, e non limitatamente a “C’era una volta in America”, ma anche alla sua produzione western, si veda lo scontro a fuoco ai confini col Canada, con la carica a cavallo condotta dalle “giubbe rosse” e i quattro intoccabili che appaiono nelle vesti di cavalieri pistoleri. A completare il tutto, c’è anche la colonna sonora composta da Ennio Morricone.


Cionostante, la vera sequenza stracult è quella che cita la “Corazzata Potemkin” di Ėjzenštejn, con la carrozzina con bebè che scende i gradini della stazione e la sparatoria rocambolesca. De Palma, però, nella sequenza destinata a rimanere come quella più famosa dell’intero film, non poteva certo accontentarsi di una sola citazione: la scena è un misto che va dal regista sovietico, passando ancora per Leone e per Hitchcock.


A Hitch è invece dedicata l’intera sequenza dell’inseguimento sul terrazzo del tribunale. È difficile non cogliere una serie di riferimenti a “Vertigo”, dalla scala quasi a chiocciola, fino all’epilogo.

“The Untouchables" è un film interamente al maschile nella recitazione, con un alto livello di testosterone. Tuttavia, la sfida attoriale tra un Kevin Costner appassionato e un Robert De Niro sbruffone, la vince il terzo incomodo: uno straordinario, ironico e misurato Sean Connery nei panni dell’onesto e saggio poliziotto irlandese Jimmy Malone.

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