lunedì 8 luglio 2024

Dizionario del cinema di fantascienza (2006)


Dizionario del cinema di fantascienza (2006)


Senza l'amore per la fantascienza, la mia vita non sarebbe stata la stessa. È un amore che non è cessato mai, è iniziato da bambino e mi ha accompagnato sempre, e spero che mi accompagnerà ancora per molto. Insomma, potrei dire che la fantascienza mi ha salvato la vita e ha influenzato molto le mie scelte.

Film, animazione, libri e fumetti, la amo in tutte le salse e in tutte le versioni possibili.


Questo libro è uno di quelli a cui non potrei mai rinunciare, pur avendo alcuni limiti. Fa parte di una serie di dizionari del Cinema, pubblicati tra i venti e i quindici anni fa. È uscito nel 2006 e il primo limite è proprio quello del tempo. Non è che nel periodo successivo siano usciti così tanti film indimenticabili, anzi, ma è pur vero che alcuni avrebbero ben figurato, per esempio “Interstellar” di Christopher Nolan.


L’altro limite, è allo stesso modo inevitabile, non è possibile in circa trecentocinquanta pagine comprendere l’intera storia di un genere così ricco. Per cui la selezione è in qualche modo arbitraria ed è a gusto dei curatori o del curatore. Detto questo, il volume è comunque molto ben fatto, è suddiviso in schede e contiene molte immagini a colori: foto, locandine, disegni.


Le sezioni in cui si divide sono quattro: le parole chiave sul linguaggio espressivo e le regole del genere (per es. androidi e cyborg, viaggi nello spazio, il linguaggio degli alieni, i luoghi); i protagonisti, attori, registi, produttori, sceneggiatori, scenografi ecc.; dieci capolavori per dieci registi; e un breve elenco di film, con scheda e immagini annesse, in ordine temporale, presentato un po' esageratamente come guida completa alle pellicole di culto della fantascienza.


In ogni caso, per apprezzare questa guida galattica per autostoppisti e non, bisogna prescindere dai giudizi critici ivi contenuti, assumerli come punti di vista con cui concordare o meno, e concentrarsi sulla forma con cui vengono veicolati i contenuti e sullo stimolo magari a stilare una nostra personale lista nelle varie categorie.


Ecco perché la cosa migliore è la selezione di immagini e, in questo ambito, proprio certe particolari categorie, come “il film in 24 fotogrammi”, contenuti nella scheda dei dieci capolavori: un fermo immagine di altrettante sequenze con didascalia annessa.

I capolavori scelti sono: “Metropolis”, “La cosa da un altro mondo”, “Ultimatum alla Terra”, “L’invasione degli ultracorpi”, “2001: Odissea nello spazio”, “Guerre stellari”, “Incontri ravvicinati del terzo tipo “, “Blade Runner”, “Essi vivono” e “Mars Attacks!”.


In alcune sezioni ci sono diverse piacevoli sorprese. Nei protagonisti: Mario Bava, regista italiano che spaziò con grande maestria in diversi generi; Carlo Rambaldi, il mago degli effetti speciali, che collaborò alcune volte proprio con Bava; e Ray Bradbury, sceneggiatore e scrittore, famoso soprattutto per il suo romanzo “Fahrenheit 451”, portato sul grande schermo nel 1966 da Francois Truffaut.


Nella guida alle pellicole di culto (ne citerò la maggior parte), sono molte le curiosità, a cominciare dalla prima voce della sezione, dedicata a un film sovietico del 1924: “Aelita”, tratto dal romanzo del nipote di Tolstoj, Aleksej. Il protagonista sogna di recarsi su Marte per sposarne la regina. Il contenuto del film è decisamente propagandistico, girato in piena NEP.


“La vita futura” del 1936 è scritto da H. G. Wells, presentato come la risposta inglese a “Metropolis” di Lang, con messaggio positivo edificante, un’utopia con involontario effetto distopico, ma con ottime soluzioni visive.

Il “Dr. Cyclops” si potrebbe definire come science-fantasy. Film veramente di culto del 1940, girato in technicolor, su uno scienziato pazzo che miniaturizza le persone. Uno dei miei film preferiti durante l’infanzia.


Ancora H. G. Wells, a cui si deve la firma di uno dei romanzi di fantascienza più famosi: “La guerra dei mondi”, dal quale è stato tratto il film omonimo, il primo su un’invasione aliena della Terra.

Il cult “Cittadino dello spazio” del 1954 con l’alieno “cervellone” Exeter, che insieme al capolavoro “Il pianeta proibito” del 1956, compongono una coppia di classici della space opera anni cinquanta.


“Radiazione BX distruzione uomo” del ‘57 è un vero gioiello ed è tratto da un altro capolavoro letterario: “Tre millimetri al giorno” di Richard Matheson, su un uomo che rimpicciolisce gradatamente, giorno dopo giorno.

Il 1958 è rappresentato da “L’esperimento del dottor K” con Vincent Price, che ispirò il remake de “La mosca” di Cronenberg, e dal celeberrimo “Blob - il fluido mortale”.  “L’uomo che visse nel futuro” del 1960 è la terza versione cinematografica di un romanzo di Wells presente nel volume: “La macchina del tempo.” 


I cult continuano con “Il villaggio dei dannati”, ancora del ‘60, con i terribili bambini alieni. Abbiamo poi, giustamente, il bellissimo “Terrore nello spazio” di Mario Bava, di cui rimando a mia recensione. Il 1966 è l’anno del mitico “Fahrenheit 451” nella regia di Francois Truffaut, tratto dall’omonimo capolavoro distopico di Ray Bradbury.


Il sessantotto è l'anno di “Barbarella”, di cui ho già parlato nella relativa recensione, e de “Il pianeta delle scimmie”, altro capolavoro di cinema distopico.

A proposito di capolavori, non poteva mancare “Solaris”, uscito nel 1972, quello ovviamente con la regia del russo Andreij Tarkovskij, tratto da un’altra pietra miliare della fantascienza letteraria, l’omonimo romanzo di Stanislaw Lem, su un pianeta con un oceano pensante.


“Il dormiglione” è il film di fantascienza di Woody Allen del 1973, non poteva certo mancare la componente comica. 

Il ‘73 è anche l’anno in cui esce un film poco noto, ma che è un classico del Cinema distopico: “2022: i sopravvissuti” di Richard Fleischer, tratto dal romanzo “Largo! Largo!” di Harry Harrison.


Sempre 1973 e ancora fantascienza distopica con “Il mondo dei robot” di Michael Crichton, interpretato da un agghiacciante Yul Brynner.

Chiudiamo il ‘73, anno molto prolifico, con un gioiello spettacolare di science-fantasy: “Zardoz” di John Boorman, con Sean Connery e Charlotte Rampling.


Dal ‘74 segnalo “Dark Star” di John Carpenter, film di esordio molto originale e ironico del regista americano.

Ancora distopia con "Rollerball” del 1975, con al centro una sorta di hockey su pattini a rotelle, molto violento e super tecnologico, attraverso il quale si offre sfogo alle frustrazioni della popolazione mondiale senza più guerre né stati, dato il dominio globale di alcune corporation e il controllo del computer Zero. Ricorda qualcosa? Film imperdibile.


Arriviamo al 1976 con “L’uomo che cadde sulla Terra”, fantascienza romantica, un’eccellente metafora sulla solitudine, con uno straordinario David Bowie, e per la regia di Nicolas Roeg.

“Terrore dallo spazio profondo” di Philip Kaufman del 1978 è una bella rivisitazione del romanzo “L’invasione degli ultracorpi” di Jack Finney, con protagonista Donald Sutherland.


Il 1979 è l’anno, più che di due film, di due eventi cinematografici: “Alien” e il primo film su “Star Trek”. Il film di Ridley Scott (a cui è dedicata la copertina di questo libro) lancia definitivamente come attrice Sigourney Weaver con la sua Ripley. Quello su Star Trek ripropone per intero il cast della serie TV originale. 

Saranno i primi di due lunghe saghe.


“Atmosfera zero” del 1981 è una pellicola abbastanza sconosciuta di Peter Hyams, ancora con protagonista Sean Connery, una space opera ispirata a “Mezzogiorno di fuoco”.

Il 1981 è anche l’anno dell'arrivo sugli schermi del primo Interceptor: “Il guerriero della strada”, un road movie post apocalittico, con il Mad Max di Mel Gibson.


John Carpenter sempre nell’81 è l’autore del suo film forse più celebre: il distopico “1997 - Fuga da New York”, che lancia Kurt Russell, tra gli interpreti anche Lee Van Cleef ed Ernest Borgnine.

“E.T. l’extraterrestre” di Steven Spielberg è il film evento del 1982.

Nel 1984 non poteva certo mancare il film tratto dall’omonimo romanzo di Orwell, con gli ottimi John Hurt e Richard Burton.


Sempre nell’84, arriva sugli schermi “Terminator” di James Cameron con la celeberrima interpretazione di Arnold Schwarzenegger.

“Ritorno al futuro”, primo episodio della trilogia, di Robert Zemeckis è del 1985, destinato a diventare uno dei maggiori classici del genere, inserendosi nel filone delle commedie sf.


“Robocop” è del 1987, sulla vicenda “umana” di un cyborg poliziotto, per la regia di Paul Verhoeven. 

“The Abyss”, cult di James Cameron del 1989, con gli alieni che vivono in fondo al mare, film molto romantico.

In “Atto di forza” del 1990, c'è forse la miglior interpretazione in assoluto di Arnold Schwarzenegger, film ironico e folle tratto dal racconto di Dick “Memoria Totale”. Nel cast anche Sharon Stone. Piccolo gioiello visionario per la regia di Paul Verhoeven.


Inspiegabilmente in questa sezione è assente “Brazil”, capolavoro assoluto di Terry Gilliam, tuttavia dell’ex Monty Python troviamo “L’esercito delle dodici scimmie” del 1996, con Bruce Willis e Brad Pitt.

Il 1997 è l’anno più rappresentato in questa lista. Iniziamo col fanta-horror distopico, con un bel cast di attori, “Dark City” di Alex Proyas, famoso per essere il regista de “Il corvo”.


Poi, arriva “Gattaca” uno dei capolavori assoluti di fantascienza distopica, per la regia di Andrew Niccol, con le grandi prove attoriali di Jude Law, Ethan Hawke e Uma Thurman.

Tra le commedie si inserisce invece la famosissima “The Men in Black”, col duo comico Terry Lee Jones e Will Smith, e con una spassosa galleria di alieni.


Gabriele Salvatores firma l’altro stracult italiano, una produzione del tutto atipica nella sua filmografia ed è un altro film commedia, questa volta sulla realtà virtuale: “Nirvana”, con un cast fuori dagli schemi: Christopher Lambert, Diego Abatantuono, Sergio Rubini, Emmanuelle Seigner e con una bellissima Stefania Rocca.


Il visionario “Quinto elemento” di Luc Besson beneficia di una sceneggiatura molto originale e dell’interpretazione di Bruce Willis, della sensuale Milla Javovich e del “malvagio” Gary Oldman. 

Ancora Paul Verhoeven a chiusura del 1997, con l’ironico “Starship Troopers - Fanteria dello spazio”, tratto dal classico di fantascienza di Robert A. Heinlein, una space opera con insettoni e aracnidi alieni.


L’evento del 1999 è “Matrix”, il primo atto della trilogia. E non è un caso che sia l’ultimo anno del millennio. Keanu Reeves, Laurence Fishburne, Carrie-Ann Moss e Hugo Weaving diventano le icone del film più famoso del filone cyberpunk.

L’anno successivo è la volta del fanta-horror space opera “Pitch Black”, che lancia Vin Diesel nel ruolo di Riddick.


Da un racconto di Philip K. Dick è tratto l’orwelliano “Minority Report” del 2002, per la regia di Steven Spielberg, con Tom Cruise e Max Von Sydow.

E per finire, cito un film del 2005 che ha fatto epoca così come ha fatto epoca il romanzo da cui è tratto “Guida galattica per autostoppisti”, scritto da Douglas Adams e per la regia Garth Jennings.

Buona lettura «e grazie per tutto il pesce».

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