lunedì 22 luglio 2024

“Il Quinto Elemento” (1997) - regia di Luc Besson


 Cinema - Cult Movie 


“Il Quinto Elemento” (1997)

regia di Luc Besson

con Bruce Willis, Milla Jovovich, Gary Oldman, Ian Holm, Chris Tucker, Maïwenn, Luke Perry


«Bene, Generale, le mostrerò una cosa ora... Questa è una normale catena di D.N.A. umano, ce lo abbiamo dentro lei, io, tutti, va bene? Adesso guardi... Gli elementi costitutivi della sua catena di D.N.A. sono identici ai nostri, ma la sua struttura molto complessa è frutto di infinita conoscenza genetica, come se quest'essere sia stato... Costruito! Sottoporremo le cellule a scansione igienica, ma già sono, manca un aggettivo più calzante... Perfette! »


«Detesto i guerrieri: hanno una mentalità ristretta. Peggio ancora, lottano per cause perse: per l'onore! L'onore ha ucciso milioni di persone e non ne ha salvata una. Sa invece chi mi piace? L'assassino, il sicario professionista, il killer: sangue freddo, tecnica, pulizia e metodo! Un vero killer prendendo in mano lo Z.F.I. mi avrebbe subito chiesto la funzione del bottone rosso sotto il grilletto!»


«Guardi quanti oggettini, tutti impegnati a lavorare, adesso... Osservi quanto ognuno di essi si rende utile! È una sorta di balletto leggiadro, una danza piena di forme e di colori. Ora, pensi alle tante persone che li hanno creati: tecnici, ingegneri, centinaia di operai che potranno sfamare i propri figli stasera! E questi figli una volta cresciuti avranno un giorno non lontano dei loro figli e così via, così via, via così in eterno! Andando così ad aggiungersi alla grande catena... della vita! Vede, padre, provocando una certa distruzione, io di fatto incoraggio la vita. In realtà io e lei siamo colleghi. »


Gli ultimi anni del ventesimo secolo furono un periodo molto fecondo per la fantascienza cinematografica, e ciò in linea di massima valse per tutti i suoi sottogeneri, quasi che l’approssimarsi della fine del millennio favorisse la creatività di registi e sceneggiatori. E lo fu in particolare il 1997, anno già celebrato anticipatamente da John Carpenter con la sua “Fuga da New York”.


Ed è proprio del 1997 “Il Quinto Elemento”, prodotto sui generis, non solo di pura evasione, di un regista molto particolare: il francese Luc Besson.

Favola ironica, tecnologica e visionaria, ambientata nel futuro XXIII secolo esattamente nel 2259, e che ha a tratti l’andamento di un videogioco, questo film fa sfoggio di tutti i classici ingredienti della fantascienza: battaglie spaziali, alieni buoni alleati dei terrestri, alieni brutti e cattivi servitori del malvagio: in questo caso il perfido Zorg che minaccia la distruzione della Terra.


Viene coinvolto anche l’antico Egitto con una profezia contenuta in un’iscrizione vecchia di millenni piena di geroglifici. Sono infatti gli anni di “Stargate” e Besson trae ispirazione anche da quel film, aggiungendo però molto di suo e con una quantità maggiore di ironia, decisamente più raffinata, collegandosi inoltre idealmente a “Barbarella”. Anche qui c’è un’eroina sexy, addirittura più stralunata, in possesso pure lei di un particolare potere. 


Il nucleo del film è costituito dall'eterna lotta tra il bene e il male e il regista affida la parte del villain a uno che se ne intende molto bene: un Gary Oldman completamente schizzato.

La scelta dell’eroe cade invece su Bruce Willis, estremamente a suo agio nei panni del tassista Korben Dallas, ex maggiore dei Servizi Speciali, ruvido personaggio, sempre al limite dei comportamenti legali. 


Il Quinto Elemento, punto di equilibrio degli altri quattro (aria, acqua, fuoco e terra), e metafora della forza creatrice femminile, è incarnato da Milla Jovovich, che interpreta un’ingenua e dolce fanciulla di nome Leeloo, clonata grazie a un frammento di mano, una sorta di svampita Lara Croft. 


Nel cast sono presenti anche un ottimo Ian Holm nella parte della guida spirituale Padre Vito Cornelius, che recita con notevole dose di autoironia, e l’effervescente attore comico Chris Tucker che interpreta un caricaturale e spassoso radiocronista.

Oltre che a “Stargate” e a “Barbarella”, nel film di Besson si possono cogliere sottili riferimenti testuali e visivi a “Guerre Stellari”, “Brazil” e “Blade Runner”.


Non è un capolavoro, è vero, ma il film è assai gradevole e divertente, dal ritmo molto sostenuto, fatto di mille trovate narrative e sceniche e con storia d’amore annessa, si lascia vedere, insomma, molto bene. Offre, inoltre, un contributo, tutt’altro che modesto, alla fantascienza avveniristica, con un pizzico di space opera e perfino con la presenza di singolarissimi antichi alieni d'Egitto, che nel contesto scherzoso non stonano affatto, anzi, l’uso della tematica cospirazionista crea al suo interno gli anticorpi necessari a che il film assuma l’aspetto di una assai divertente satira nei confronti di certe teorie strampalate.


Suggestiva la ricostruzione in digitale della Nuova Manhattan futurista con aerotaxi e automobili volanti, che sfrecciano in un traffico caotico in mezzo ai grattacieli, ispirata alle architetture di Antonio Sant’Elia.

Il paesaggio urbano e le location sono pieni di colori sgargianti e di costumi fantasiosi, altra analogia con la coloratissima “Barbarella”, nonostante siano passati trent’anni, in controtendenza con l’abitudine, emersa negli ultimi decenni, con solo qualche famosa eccezione, di ambientare le storie in atmosfere cupe, notturne e piovose.

 

Le collaborazioni di disegnatori del calibro di Moebius e Mezieres e dello stilista Gautier contribuiscono ad elevare la qualità dell'insieme. 

Sequenza migliore del film, che fa un po’ il verso a “Mars Attacks!”, uscito l'anno prima: la celeste e celestiale soprano aliena Diva Lady Plavalaguna che canta la celebre aria della “Lucia di Lammermoor" di Gaetano Donizetti, interpretata da Maïwenn, già moglie del regista fino al film, dopo il quale questi iniziò una relazione proprio con Milla Jovovich, che sposò nel 1998.


Questo film è un tentativo di riposizionamento nella tradizione di una sf non troppo impegnata e con stereotipi classici, ma che spinge molto verso tecniche, sceneggiatura e interpretazione esplicitamente pop. È un po’ un riassunto parodistico del filone della minaccia aliena anni cinquanta sessanta, passando attraverso un marcato rinnovamento estetico.

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