giovedì 29 agosto 2024

Frank Herbert, “Dune” (1965)

 


Classici della fantascienza 


Frank Herbert, “Dune” (1965)


«All’inizio c’è stata l’idea.

L’idea specifica di Dune nacque una decina d’anni prima che scrivessi i romanzi, in un periodo in cui preparavo un articolo per un quotidiano. L’articolo mi aveva condotto a Florence, nell’Oregon: una cittadina costiera che aveva dei guai con le dune di sabbia. Poiché è sede di un progetto coordinato, statale e federale, per controllare il movimento delle dune, Florence è una specie di Mecca per chiunque, in ogni parte del mondo, abbia lo stesso tipo di problemi. (E non lo dico per far piacere alla locale Camera di Commercio, ma perché è la verità: delegazioni di un mucchio di Paesi – Israele, Cile, Italia, Spagna, Algeria, Turchia, Iran, India, Arabia Saudita, Messico – si sono recate a Florence per studiare i metodi con cui si può controllare il movimento delle dune.)»

Frank Herbert


«Non si può evitare l’influenza della politica in seno a una religione ortodossa. La lotta per il potere permea l’educazione, l’addestramento e la disciplina di una comunità ortodossa. A causa di questa pressione, i capi di una simile comunità devono affrontare inevitabilmente l’ultimo dilemma interiore: soccombere al più completo opportunismo per conservare il loro potere, o rischiare di sacrificare se stessi nel nome dell’etica ortodossa.»


«Molto di ciò che finora è andato sotto il nome di religione conteneva in sé un atteggiamento d’inconscia ostilità verso la vita. La vera religione deve insegnare che la vita è colma di gioie che rallegrano l’occhio di Dio, e che la conoscenza senza l’azione è vuota. Ciascuno deve accorgersi che l’insegnamento di una religione solo per mezzo di regole ed esempi altrui è un imbroglio. Un insegnamento giusto e corretto si riconosce facilmente. S’intuisce subito, perché risveglia in te una sensazione di qualcosa che hai sempre conosciuto.»


La fantascienza sperimenta tante diverse possibilità, esplora mondi, dimensioni, intraprende viaggi interstellari e intergalattici, viaggi nella coscienza interiore, nella spiritualità, nel sovrannaturale, visita pianeti, immagina sistemi di governo del futuro. Si nutre di fantasia, incubi e illusioni. Recupera il passato e perfino la sfera ancestrale. La fantascienza non è solo un genere letterario, è un metodo per descrivere il reale attraverso il surreale.


Frank Herbert in “Dune” fa un po' tutto questo, plasma la materia fluida dell’immaginazione per costruire una storia concreta, ma lo fa in maniera allucinata, gotica, delirante, con riferimenti letterari tratti dall'epica cavalleresca e dalla vita quotidiana nel feudalesimo, recuperando la tradizione letteraria che va ben oltre la fantascienza o il fantasy.

Di particolare interesse sono i riferimenti linguistici e culturali al mondo arabo e a quello islamico.


Sì, perché “Dune” parla di un futuro lontanissimo, ma in un’atmosfera che ricorda la storia del passato, costruendo una novella in un contesto neo-feudale, con tanto di aristocrazia spaziale.

È pura science-fantasy, che incontra la space opera e il poema epico. Oserei definirla fantascienza barocca. Un filone analogo, insomma, a quello del ciclo di Star Wars, ma con uno sviluppo e una tensione narrativa diversa, se non addirittura opposta e una qualità letteraria migliore. Un vero e proprio romanzo narrativamente completo, che dà inizio a un’intera saga.


La storia si basa sulla contesa tra due casate nobiliari sul dominio del pianeta Arrakis, anche detto Dune, ed è quella tra gli Atreides e gli Harkonnen. Arrakis è un pianeta desertico con scarsità d'acqua e un numero esiguo di abitanti, tra i quali, un ruolo particolare lo hanno i misteriosi pirati della sabbia Fremen (da Free Men, uomini liberi), con il loro capo Stilgar, la “elfica” Chani, e il planetologo dell’imperatore Pardot Kynes, “convertitosi” a Fremen, che vivono nel deserto. 


Protagonisti ancor più originali sono i vermi delle sabbie, che vengono prodotte dalla digestione degli stessi vermi, anche detti i Creatori, gigantesche creature che, non volendo, aiutano ad estrarre una spezia dai molteplici utilizzi (contenuta anche nel cibo), e che in particolare serve a produrre una droga assai potente, che dona la “prescienza”.


Il pianeta Dune, nonostante l’aridità, ha comunque una sua affascinante bellezza.

Ma la fauna di questo luogo apparentemente assai desolato non si limita solo agli inquietanti vermi delle sabbie. Altre specie animali, tra l'altro molto letali, popolano il mondo di Dune. 

Si verificano, inoltre, di frequente delle terribili tempeste, dette di Coriolis, che possono arrivare fino a 800 chilometri l’ora standard, e che non hanno eguali in nessun altro luogo.


Sopra agli Atreides e agli Harkonnen, sul gradino più alto della scala gerarchica, domina l’Imperatore Padiscià, Shaddam IV, che spesso fomenta i conflitti, proprio per mantenere saldo il dominio nelle sue mani e non permettere che i suoi potenti vassalli si coalizzino tra loro. Si accompagna sovente al suo inseparabile amico, il sinistro Conte Hasimir Fenring.


Il Barone Vladimir Harkonnen è un personaggio repellente, obeso oltre ogni immaginazione, sempre affamato di cibo, di denaro e di potere, il suo antagonista è il Duca Leto Atreides, con il figlio Paul, figura centrale del romanzo, una sorta di messia dalla grande umanità, che diventerà il Muad’Dib dei Fremen, il vero eroe del poema, che per questo è anche romanzo di formazione.

Herbert mette in continuazione a confronto, sottolineandone le differenze, Caladan, il mondo da cui provengono Paul Atreides e la sua famiglia, e Arrakis.


A “vegliare” su questo fragile equilibrio ci sono i Sardaukar, la potente e letale guardia pretoriana dell’imperatore.

Il potere economico invece è nelle mani della CHOAM, una corporazione che controlla i commerci e della Gilda Spaziale dei Navigatori che controllano i trasporti e i viaggi interstellari, e che guidano immense astronavi anche grazie alla prescienza. 

Tuttavia, l'invenzione più originale del romanzo è la tuta distillante dei Fremen che serve a recuperare l'acqua del corpo.


A completare il quadro, abbiamo i Mentat uomini dalle capacità mentali superiori (detti anche “computer umani”), di cui fa parte Thufir Hawat, Maestro degli Assassini, una sorta di istruttore del ragazzo; le Bene Gesserit, un ordine religioso femminile con poteri molto particolari, esercitati sempre per mezzo della mente, e che perseguono un progetto basato sull’eugenetica, di cui fa parte anche Lady Jessica, la madre di Paul, e al cui vertice c’è la Reverenda Madre, che è alla ricerca del Kwisatz Haderach, il maschio che potrà diventare come una Bene Gesserit; la piccola Lady Alia Atreides, la “Maledetta”, figlia di Leto e sorella di Paul, dotata di poteri incommensurabili; Gurney Halleck, il guerriero menestrello, uomo fedelissimo degli Atreides.

Infine, c'è l'altro antagonista: il crudele e astuto Feyd-Rauthan Rabban, nipote ed erede del Barone.


È tra il complesso conflitto di tutti questi poteri che l’universo di Dune e degli altri pianeti che fanno parte dell'Impero, viene alimentato. 

Ma come rivela lo stesso Herbert in una convention di fantascienza del 1964, le tematiche ecologiste, sociali, religiose e politiche non sono il fine, ma solo il mezzo per raccontare una storia. Il pretesto funziona, ma resta pur sempre un pretesto, perché è la fiaba la cosa più importante, non il messaggio che contiene, anche se questo ha comunque un valore intrinseco in sé.


L'idea, come dice nella citazione in testa alla recensione, gli è venuta osservando le dune dei deserti, a cui ha collegato l'ambiente arido del pianeta di Arrakis, immaginandolo molto più arido di qualsiasi deserto sulla Terra, e con delle difficoltà da superare per riuscire a sopravvivere e affrontare l’esistenza. Non per questo la tematica dell’armonia dell’uomo con il territorio in cui vive è così secondaria, anzi, fa parte della narrazione, e, nel contesto di enorme aridità del pianeta di Dune, è una tematica essenziale, così come quella di mutua dipendenza tra uomo e natura, e degli uomini tra loro.


La storia è colma di intrighi, di macchinosi complotti e di feroci giochi di potere.

L’abilità di Herbert nell'inventare un universo concepito nei minimi particolari, con una singolarissima tecnologia, è stupefacente.

Una delle costruzioni più geniali di tutta la storia della fantascienza, curata in maniera maniacale. Herbert fa un meticoloso lavoro anche sul linguaggio, partendo dalla sua passione per i dizionari.


“Dune”, ciononostante, è soprattutto un romanzo corale, con una folla di personaggi e di creature, durante la lettura del quale non è affatto facile districarsi.

L’andamento narrativo è analogo a quello della composizione di un grande puzzle, dove gli elementi non emergono subito, ma un po' alla volta, pezzi che si vanno gradatamente a incastrare per rendere la dimensione più unitaria possibile. È una costruzione non esattamente coerente, nella quale gli elementi confliggono di volta in volta, un’architettura che si sgretola per poi ricomporsi diversamente.

Ogni capitolo è introdotto da una citazione tratta dalle opere della principessa Irulan, figlia dell'imperatore. 


Tuttavia, non si tratta solo di raccontare una straordinaria fiaba per adulti, il romanzo contiene, come si diceva, anche una discreta dose di critica sociale, politica, religiosa ed ecologista di grande intensità, che lo rende ancora più interessante, visto che sono passati ben sessant’anni dalla sua prima edizione.

Tutto ciò è arricchito dalle sue esperienze personali e dal fatto che Herbert ha vissuto per diverso tempo nel deserto messicano di Sonora. Ha studiato in maniera approfondita gli ecosistemi dei deserti e tutto ciò che concerne la vita umana, la flora e la fauna di quell’ambiente.


Il ciclo di Dune è diviso in due trilogie: la prima parte da questo romanzo, che vinse sia il premio Nebula, che il premio Hugo, i due riconoscimenti più prestigiosi nell’ambito della fantascienza letteraria, il secondo atto è “Messia di Dune”, si conclude infine col terzo atto: “I figli di Dune”; tutti pubblicati tra il 1964 e il 1976.

La seconda trilogia si compone invece di: "L'imperatore-Dio di Dune” (1981), “Gli eretici di Dune” (1984) e “La rifondazione di Dune” (1985).

Il primo romanzo, a sua volta, si divide in tre parti: "Il pianeta delle dune”, “Muad’Dib” e “Il profeta”. 


Alla fine del libro, si trovano sei appendici, nelle quali sono contenute ulteriori informazioni: 1. “Ecologia di Dune” una particolareggiata spiegazione sulla spezia, i vermi e altre forme di vita; 2.“La religione di Dune”, un saggio sul complesso sistema plurireligioso, sull’importanza che per esso hanno i viaggi spaziali, sui tentativi di dialogo della C.T.E, la Commissione dei Traduttori Ecumenici, e sull’originale invenzione della Bibbia Cattolica Orangista; 3. la "Relazione sui motivi e sui propositi del Bene Gesserit”; 4. “L’Almanacco en-Ashraf” (Estratti scelti delle Case Nobili); 5. “Terminologia dell’Impero” (un semplice, ma utile glossario); e 6. “Carta di Dune” (carta geografica, con note cartografiche annesse).

Quanto la saga di “Star Wars” debba a questo romanzo, e almeno agli altri due della prima trilogia, non è difficile da capire, ma, a sua volta, è assai debitore nei confronti del “Signore degli Anelli”.

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