martedì 13 agosto 2024

“Il texano dagli occhi di ghiaccio” (“The Outlaw Josey Wales”) (1976) - regia di Clint Eastwood

 


Cinema - Cult Movie 


“Il texano dagli occhi di ghiaccio” (“The Outlaw Josey Wales”) (1976)


regia di Clint Eastwood 

con Clint Eastwood, Sondra Locke, Chief Dan George, John Vernon, Geraldine Keams


«Sono venuto a morire con te. O a vivere. Morire non è cosa difficile per gente come noi; vivere è difficile, quando la propria gente è stata massacrata e distrutta. I governi non vivono insieme, gli uomini sì. I governi non mantengono la parola e non combattono lealmente, io invece sono venuto per offrire a te la scelta e per avere una proposta. Sono venuto per dirti che, come sono pronto a combattere, così sono pronto a vivere in pace.»


“Il texano dagli occhi di ghiaccio” (“The Outlaw Josey Wales”) è il secondo film western di Clint Eastwood come regista dopo “Lo straniero senza nome”, ed è un omaggio ai classici: John Ford e Sergio Leone, soprattutto. Un film che rispetta i canoni del western cercando di gettare un ponte verso il futuro che sarà poi rappresentato con la rottura del canone, prima con “Il cavaliere pallido” e poi, soprattutto con "Gli Spietati".


La trama è alquanto lineare, senza sbavature e senza eccessi, con un grande ritmo, esemplare nella sua semplicità. Eastwood si appropria di alcuni stereotipi del genere per poi demolirli dall’interno. Il suo sguardo comincia ad essere sempre più volto verso una profonda analisi della solitudine come scelta di vita e come forma di ribellione all’esistente. Il suo anarco individualismo si fa spazio e continua la sua opera di destrutturazione del genere.


Scopre tematiche pacifiste, antimperialiste e di etica comunitaria: si può convivere senza farsi la guerra, questo è il semplice messaggio del film, teso a un utopismo anti istituzionale: i governi sono i principali nemici degli uomini. Tuttavia, Eastwood non può fare a meno dei temi classici del western, non ancora. La solidarietà e l’unità degli uomini di buona volontà passano attraverso la ricomposizione dell’equilibrio e ciò non può avvenire senza la vendetta.


Siamo subito dopo la fine della Guerra di Secessione, gli sconvolgimenti che scaturiranno saranno epocali. Niente può essere come prima. Josey Wales è il fuorilegge perfetto. L’eroe antagonista al potere e al nuovo ordine costituito, a cui spetta di dare nuova speranza ai vecchi valori di fratellanza, di amicizia e di comunanza. 


Sullo spirito comunitario, fondato sul valore condiviso della libera scelta e non su fattori identitari, Eastwood dà una bella lezione a quanti lo interpretano invece come fosse un vincolo a base culturale, o peggio ancora a base etnica.

Commoventi, a tal proposito sono il dialogo di Josey col capo comanche Orso Bruno, durante il quale si ha però l’impressione che Wales stia parlando anche a se stesso, e l’amicizia col cherokee Lone Watie. 


Il personaggio di Wales diventa così il mediatore tra un mondo che muore e quello che sta nascendo. Lo fa a modo suo: evolve passando per una graduale presa di coscienza verso un sentimento di solidarietà umana, arrivando a un radicale spirito libertario, un percorso nato dall’immenso dolore della perdita, durante la guerra, gli hanno ucciso moglie e figlio e bruciato la casa.


Non ha grande rilevanza se sia stata una banda di assassini al seguito dell’esercito nordista, anche se la demolizione degli stereotipi da parte di Eastwood passa anche per di qua, non nascondendo certo il suo conservatorismo idealista. La rivolta è rappresentata da un gruppo di perdenti che gradatamente si aggregano a Wales, persone di tutti i tipi, non solo bianchi, ma anche pellerossa, in cerca di giustizia per i soprusi che hanno subito.


L’interpretazione di Clint è senz’altro una delle sue migliori, per intensità e magnetismo, dura e tenera allo stesso tempo. Da una parte è inflessibile come l'acciaio, dall’altra, dimostra di sapersi sciogliere nella commozione, una sorta di espansione dei personaggi interpretati nelle pellicole di Leone. Il film è un ottimo esempio di western della “transizione”, un’elegia epica della componente più anticonvenzionale del mito della Frontiera.


Gli anni settanta, come ho scritto in altre recensioni, sono latori di una forma nuova, una new wave, si potrebbe dire, del western, che sovrappone vecchie e nuove modalità espressive, vecchi e nuovi contenuti, per una rielaborazione epica del genere, evitando così una rischiosa involuzione.

L'ideazione del doppio finale, con il secondo aperto a molte possibilità, è il tocco di classe di un già più che maturo regista. 


Splendide anche le prove attoriali di Chief Dan George nella parte del vecchio cherokee e di Geraldine Keams nella parte della giovane navajo Little Moonlight. 

Due curiosità. Sondra Locke, impegnata nella parte di Laura, e Clint Eastwood si conobbero proprio sul set di questo film, iniziando così la loro lunga relazione.

Il personaggio di Josey Wales, anche se si muove per buona parte del film in Texas, è originario del Missouri, il titolo in italiano, quindi, non è corretto e si basa solo su una suggestione.

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