venerdì 6 settembre 2024

La transizione digitale


La transizione digitale è il merdone più grosso che abbiamo all'orizzonte. Ancora più pericoloso perché è assolutamente inedito. È una componente della tendenza odierna al totalitarismo, che nel passato era assente. Non può essere liquidata come semplice progresso tecnologico, il quale per essere tale deve ancora accordarsi a una seppur minima dialettica democratica e a principi etici condivisi. 


La transizione digitale contiene una filosofia di vita assai pervasiva e destabilizzante, essendo concepita come un fine e non più come un mezzo di emancipazione: produce isolamento, sociopatia e disumanizzazione dell'individuo, in modo tale da poterlo controllare meglio, nella vita privata e in quella pubblica, separandolo così dal tessuto sociale. 

Inoltre, è veramente globale. Trovatemi un regime o un sistema politico che non la stia adottando, accettandone tutti i suoi strumenti in maniera più velocemente possibile, limitati per ora solo da ostacoli dovuti alla capacità di ogni singolo contesto di gestire economicamente i tempi di realizzazione e i fattori culturali. 


Molti credono che sia legata alla narrazione sulla difesa del pianeta e degli ecosistemi, ma questo è solo uno degli aspetti ideologico culturali della propaganda, che non risulta però del tutto pienamente convincente in termini di cambiamento delle abitudini delle masse, diretto com’è solo a colpire l’immaginario di una fetta molto limitata di persone. 

La motivazione che fa più presa è quella sulla comodità, sulla libertà dalla burocrazia, sulla semplificazione delle procedure amministrative, sull’azzeramento dei conflitti.

E questo anche perché non è parte integrante di nessuno complotto. È solo la necessità di adeguarsi da parte del potere alle nuove modalità di sorveglianza e di dominio.


È molto preoccupante, a tal proposito, l'introduzione di “innovazioni”, soprattutto in materia di formazione scolastica ed educativa, fino addirittura a prefigurare la sostituzione della figura dell'insegnante, o il suo drastico ridimensionamento, riducendolo ad una sorta di tecnico informatico. 

La transizione digitale, proprio, per tutto questo può essere attuata in maniera dolce, senza necessità di tradizionali imposizioni violente e questa la rende infinitamente più dannosa, perché viene interiorizzata dagli individui come naturale e necessaria. 

Sottintende quindi una mutazione antropologica epocale.

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