martedรฌ 8 ottobre 2024

"Angel Heart - Ascensore per l'inferno" (1987) - regia di Alan Parker


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«Si dice che al mondo ci sia tanta religione per far sรฌ che gli uomini si odino, ma non abbastanza perchรฉ gli uomini si amino.»

«Anche se cerchi di ingannare te stesso, lo specchio ti rimanda l'immagine della tua anima perduta.»

«Cos'รจ che dร  valore alla vita umana? Perchรฉ qualcuno la odia, o la ama? La carne รจ debole, Johnny. Solo l'anima รจ immortale. E la tua appartiene a me.»

Il cinema di Alan Parker รจ sempre stato in qualche misura eccessivo e “Angel Heart - Ascensore per l’inferno” non fa certo eccezione. Tuttavia, questo รจ uno dei casi in cui l’eccesso funziona, eccome. L’altra sua qualitร  รจ l’eclettismo: film assolutamente diversi su generi diversi. Si veda per esempio: “Fuga di mezzanotte”, “The Commitments" e “Mississippi burning”.
In questo film, proprio grazie al suo eclettismo, riesce, invece, a fondere insieme generi diversi: noir, hard boiled, thriller e horror.

Comunque sia, ci sono tre buoni motivi per apprezzare “Angel Heart”.
Innanzitutto, la leggendaria interpretazione di De Niro nella parte del mefistofelico Louise Cyphre (un gioco di parole, facilmente intuibile). Una delle sue prove migliori.
Il secondo consiste nella grande esibizione di un insolito Mickey Rourke, il film poggia quasi interamente sulle sue spalle. Tutta la vicenda infatti gira attorno a lui. Insolito, perchรฉ esce fuori dai soliti schemi propri della sua filmografia, sia prima che dopo questo film.

Terzo, e non meno importante motivo, la sceneggiatura firmata dallo stesso Parker, che รจ l'originalissimo adattamento del romanzo noir fantasy di William Hjortsberg “Falling Angel” del 1978, con una nomination al Premio Edgar dello stesso anno. Romanzo chiaramente ispirato al mito di Faust.
Alan Parker nel suo essere eccessivo, con qualche piccola esagerazione di troppo, riesce perรฒ a dosare egregiamente gli ingredienti, cercando di continuo di sviare l’attenzione dello spettatore. 

Riesce molto bene in questo e lo fa quando era ancora possibile non farsi condizionare nรฉ dal politically correct progressista, nรฉ dal neomoralismo tradizionalista. Il film รจ davvero cattivissimo e stupendamente immorale. A tratti, persino comico. Una delle cose che preme di piรน al regista รจ la componente estetica: lo spazio che dedica alle allucinazioni, al sogno e all’incubo รจ fondamentale e lo fa senza mediazioni.

La tematica del doppio รจ uno degli elementi centrali del racconto, con un abile gioco di specchi e delle parti, si specula e si fantastica molto sulle figure del diavolo e dell’angelo.
Harry Angel รจ il personaggio interpretato da Rourke, un detective privato a cui Louise Cyphre affida la missione di rintracciare un misterioso cantante jazz: Jonathan Liebling, alias Johnny Favorite, che deve ripagare un debito a Cyphre.

Completano il quadro delle interpretazioni, anche se sacrificate all'economia della trama, una seducente e maligna Charlotte Rampling, Lisa Bonet all’epoca diciannovenne, debuttante sul grande schermo, ma giร  celebre per la sua partecipazione alla serie TV dei “Robinson”, e il glorioso bluesman Brownie McGhee. I dialoghi sono sempre all’altezza, cosรฌ come il ritmo.

L’ambientazione che va dal freddo newyorkese con accentuata atmosfera gotica, stile Gotham City, al caldo soffocante della Louisiana, compresi magia nera e riti voodoo, contribuisce alla tensione e al taglio decisamente fantastico del film.
Notevoli la sequenze in cui le due realtร  si sovrappongono l’una all'altra, come se una fosse l’incubo dell'altra, con suggestioni e immagini horror ed erotiche dal taglio fumettistico.

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